XXXVIII^
11/7/2015

Capisco, la Giustizia deve fare il suo corso. So anche, ma pasolinianamente e cioè senza poterne fornire le prove, che Berlusconi è colpevole. Per continuare con le citazioni colte, come direbbe il principe De Curtis “è colpevole a prescindere”….

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Capisco, la Giustizia deve fare il suo corso. So anche, ma pasolinianamente e cioè senza poterne fornire le prove, che Berlusconi è colpevole. Per continuare con le citazioni colte, come direbbe il principe De Curtis “è colpevole a prescindere”. Lo so io, lo sa chi lo difende, lo sanno quelli che lo invidiano e quelli che lo temono, amici e nemici, oltre ai giudici, naturalmente. La sua comparsa sulla scena politica, sorry, la sua “discesa in campo”, in mentali braghette bianche, maglietta rossonera e portafoglio in mano, ha arrecato un tale danno al Paese, un così spaventoso guasto nelle menti, nelle istituzioni, nel concetto stesso di moralità privata e ancor peggio pubblica, da fargli meritare un paio di ergastoli senza passare per la perdita di tempo e la spesa di un processo. Il garantismo in questo caso sarebbe citato a sproposito, trattandosi semplicemente di legittima difesa. Ciò detto, stamane ho letto con un sorriso rassegnato che un tribunale lo ha condannato in primo grado a tre anni di reclusione per la compravendita di senatori. Il vecchio Prodi pare abbia dichiarato che, se lo avesse saputo per tempo, sarebbe ancora lui al timone del Paese; forse dimenticandosi di un certo Bertinotti. Il mio era un  sorriso rassegnato, dicevo: è ovvio che il malmesso e stagionato imperatore Silvio Lucignolo non finirà mai in galera: l’età, appunto, e il tempo occorrente per arrivare alla fine degli altri due gradi di giudizio, lavorano a suo favore; inoltre sappiamo tutti che è ancora in grado di comperare quante testimonianze gli servono. Se, invece di regalargli la vetrina mediatica dei finti servizi sociali a spese di poveri ottuagenari indifesi, lo si fosse lasciato rinchiuso in una delle sue ville a scontare la condanna, ora non dovremmo sorbirci l’ennesimo, penoso e costosissimo spettacolo del suo andare e venire dal tribunale di turno, trasformato in ghiotte apparizioni televisive elettorali. E’ un uomo di spettacolo mediocre, l’imperatore, ma sono mediocri anche gli spettatori, quindi è purtroppo probabile che il suo sorriso, mesto o spavaldo secondo circostanza, attraverso il finestrino della sua blindatissima Audi nera possa ancora fare danni. Sono quasi tentato dal sospetto: e se fosse lui stesso a fornire volontariamente le occasioni agli inquirenti? Pensiamoci, non è un’ipotesi da scartare: difficilmente ormai troverebbe un’occasione migliore per risvegliare l’interesse attorno alla sua ormai logora maschera. Un vecchio guitto fortunato, astuto e disonesto, che avrebbe forse potuto ripetere il suo deleterio e più che ventennale exploit solo in qualche povero e sprovveduto paese del terzo o del quarto mondo. Ma noi siamo attratti dal trionfo di dittatori intrinsecamente ridicoli, inclini a subirne le offese e i danni, altrettanto pronti a godere delle loro rovinose cadute. Come dire che, ne sia o meno consapevole, il vecchio Silvio Lucignolo ha potuto tirare avanti sinora grazie a noi, grazie al plauso, all’invidia, e anche grazie all’avversione sterile degli italiani. Credo che il suo tram sia ormai arrivato al capolinea in una delle sue regge; di sicuro non in galera come accadrebbe a un comune mortale. Se potessi parlargli lo supplicherei di andarsene a finire tranquillamente la corsa in uno a scelta dei paradisi fiscali di cui il pianeta è costellato, uno di quelli dai quali non esiste estradizione. Non gli sarebbe difficile raccattare anche lì una piccole corte di mangiapane a ufo e sgallettate di contorno disposte a giurare sulla sua virilità. E noi risparmieremmo un sacco di soldi, oltre alla consueta figura da pifferi di montagna.