XXXIX^
23/7/2015

Allora vivevamo notte e giorno dentro la Palazzina Liberty, ultima superstite delle strutture del dismesso mercato ortofrutticolo, qui a Milano. Al seguito di Dario Fo…

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Allora vivevamo notte e giorno dentro la Palazzina Liberty, ultima superstite delle strutture del dismesso mercato ortofrutticolo, qui a Milano. Al seguito di Dario Fo, con il dichiarato scopo di trasformare quello spazio abbandonato in una struttura utile al quartiere, e anche un teatro per la Comune, avevamo approfittato della finta dabbenaggine del sindaco Tognoli, che ne aveva dato le chiavi a Dario “per dare un’occhiata allo spazio”. Lì, tra barattoli di minio, sedie accatastate, palco sconnesso e interminabili riunioni sul “che fare” e su come organizzare un servizio d’ordine efficiente, arrivò la notizia della bomba a Brescia, non la prima, e purtroppo neppure l’ultima. Immediatamente scattò, quasi automaticamente direi, la reazione che un organismo come la Comune era in grado di realizzare: volantini, rabbia e dolore da trasformare in azione politicamente utile, un audiovisivo del quale stesi la prima scrittura, poi reputata inadatta e totalmente rimaneggiata, non ricordo neppure da quale dei compagni del Collettivo, uno spettacolo di solidarietà, cose così. Io e gli altri reagivamo come sapevamo e potevamo a una strage che ci riguardava personalmente, direttamente, quasi fisicamente, come se fossimo stati anche noi là, come se solo il fato ci avesse risparmiato. Perché dire tutto questo, ora, a più di 40 anni da quel massacro? Perché solo ieri, dopo più di 40 anni, Maggi, uno dei ducetti di Ordine Nuovo con Rauti, Concutelli, Zorzi, Ferri eccetera, è stato condannato all’ergastolo come mandante dell’attentato. Da solo? No, in solido con Tramonte, uno dei numerosi personaggi sordidi che sono stati a lungo legati ai Servizi Segreti italiani. All’insaputa dei Servizi Segreti? La risposta, giocoforza, è che essi erano almeno in parte conniventi e coinvolti, l’alternativa è che non si capisce perché mantenere dei Servizi Segreti, se questi non si accorgono nemmeno di avere al proprio interno un fascista bombarolo. Ipotesi caritatevole, che farebbe di loro una banda di imbecilli incapaci. Così la televisione mi ha raccontato che il terzo processo, perché se non sbaglio si tratta del terzo, ha condannato un ottantenne malmesso all’ergastolo; dell’altro non conosco l’età, ma immagino che abbia già pronto un certificato medico, magari scritto dal dottor Maggi, che gli permetterà di aspettare l’esito del presumibile ricorso in Cassazione. Probabilmente la prossima sentenza verrà letta direttamente alle lapidi cimiteriali dei due. Perché questo sproloquio? Perché mi sono reso conto della necessità, secondo me diventata improcrastinabile e doverosa, di decidersi a processare e condannare direttamente le idee, gli Ideali. Nessuna tolleranza per saluti romani, eia eia, camerata Rauti presente, gite a Predappio, boia chi molla, e comprensione per i combattenti della Repubblica Sociale e “volemose bbene che poi se menamo allo stadio”. Né in pubblico né in privato, altro che non perseguibilità dei reati d’opinione: se l’idea, l’opinione, è che esistano uomini di serie A e di serie B, poiché banalmente su questo distinguo si basano gli ideali della Destra, non devono essere tollerati né in pubblico né in privato, né travestiti da Casa Pound, né da Lega Nord, neppure da Fratelli d’Italia o da Casa delle Libertà. Tutti costoro? Sì, tutti costoro, tutti quelli che sono convinti che la differenza tra gli esseri umani consista nel censo, nel colore della pelle o nell’orientamento sessuale, nel credo religioso o nella laurea o meno. Perché è da questa convinzione che traggono ispirazione e motivazione gli stragisti. Io non sono mai stato tenero con le B.R., con Prima Linea e con nessun Nucleo Combattente della galassia rossa; devo però dire che nessuno di costoro ha mai sparato nel mucchio, alla cieca. Sono degli assassini che hanno scelto quello che in quel momento individuavano come nemico da eliminare. Sono giustamente in galera. Mi permetto però di dire che mettere bombe su un treno, in una stazione, in una banca o in una piazza durante un comizio è cosa diversa, comporta un’idea di divisione del genere umano grossolana, crudele e ignorante. Vuol dire che uccidi senza neppure chiederti chi stai uccidendo, così come ora nessuno sembra chiedersi seriamente quale patrimonio umano, quali ricchezze interiori i vari Salvini europei vedrebbero tanto volentieri sparire tra i flutti azzuri del Mare Nostrum. Ultima considerazione, purtroppo non banale: quanti, oggi, dovranno consultare Internet per sapere cos’è successo in Piazza della Loggia, chi è il dottor Maggi e chi sono gli altri personaggi che ho citato? E quanti avranno un qualche interesse a interrogare almeno Internet per scoprirlo? Quarantuno anni fa un ragazzino di dieci anni, che non fosse disgraziatamente stato in piazza quel giorno, era giustamente interessato ad altro; oggi ha cinquantuno anni, probabilmente tre figli, una squadra del cuore, l’Iphone, la Golf, problemi di lavoro o ferie alle porte, una moglie o un’amante, forse tutte e due…: Maggi, chi era costui?