Il ruolo

C’è stato qualche anno di distrazione.
Illudendoci fosse una rivoluzione
abbiamo buttato con insofferenza
il senso stesso della differenza
tra i ruoli, pensando che la democrazia
fosse come una pialla, che spiani la via
che porta diritta alla felicità,
-state tranquilli, si va per di qua-.

Basta ubbidire -è vietato vietare-!
Si piazzi poi -la fantasia al potere-
cosicché divertirsi diventi un dovere,
perché qualcuno la dovrà ben pagare
l’immaginazione che, andata al potere,
è diventata bravissima a darcela a bere
e che ci sta riempiendo di spot colorati
facendo la gioia dei supermercati.

La differenza tra i ruoli è sparita
e nessuno si chiede dove sia finita,
la differenza tra un padre ed un figlio,
se il figlio è una capra e lui un coniglio
terrorizzato all’idea d‘invecchiare
e per evitarlo altro non sa inventare
che scopiazzare linguaggio e indumenti,
lui, che ne ha cinquanta, al figlio di venti.

A scuola intanto c’è un professore
che si domanda perplesso che fare,
lui che dovrebbe per legge insegnare
a chi per legge dovrebbe imparare,
se tra i due ruoli non c’è più differenza,
tra chi ha la scienza e chi l’ignoranza,
ora che lui non può neanche sgridare
l’altro, che sa che non lo può bocciare.

Io penso, che sia forse meglio accettare
la differenza, che ci deve pur stare
tra chi sul pullman tiene in mano il volante
e chi siede dietro, tranquillamente,
tra chi sta sul palco a sparare cazzate
e chi lo ha pagato per far due risate:
se si mescola tutto con il -siam tutti uguali!-
va tutto in malora da N.Y. agli Urali!

Allora, facciamo che un adulto è costretto,
per ruolo, a invecchiare e insegnare il rispetto
delle differenze, che servono al mondo
per non diventare un insieme tremendo
di gente, incapace di trasformarsi in persone
che sanno distinguere tra cos’è trasgressione,
legittima, a leggi ingiuste e sbagliate,
dal girare in mutande e rubar marmellate.

14/18 ottobre 2022