LII^
7/3/2016

Sì, vabbè, però, eziandio,
qui, se non vi scrivo io,
va a finir che lemme lemme,
poiché son Matusalemme…,

continua

Sì, vabbè, però, eziandio,

qui, se non vi scrivo io,

va a finir che lemme lemme,

poiché son Matusalemme,

posso pur chiuder bottega

che, al lettore, anche la bega

di non leggere gli tolgo,

che, sia all’inclita che al volgo,

mica passa per la testa

che non sia per fare festa

ch’io stia zitto e che mi taccia

per dei mesi, senza traccia

più vergare sopra il foglio

della vita, come soglio.

Così che mi viene il dubbio

che se me ne andassi a Gubbio,

in caverna a meditare,

o su un pero, oppure al mare,

non le folle, mio cognato,

chi mi ha letto o mi ha ascoltato,

ma persino il portinaio

tirerebbe il fiato, gaio:

“L’ha piantata finalmente

di intristirci cuore e mente,

rimestando dentro il fango

come se ballasse un tango,

che ci lasci un poco in pace,

è un piacere anche se tace”.

Perciò ora faccio il voto

di non romper più lo scroto

e il contenuto relativo:

pentimento un po’ tardivo,

voi direte con ragione.

Sta di fatto che siccome

di star qui a piagnucolare

che sia il caso non mi pare,

proverò d’ora in avanti

a scherzare anche sui santi,

(che sui fanti ognuno è buono

senza poi chieder perdono:

poiché non si paga pegno

si può far senza ritegno).

Ma prometto che però

d’ora innanzi scherzerò

veramente sopra tutto,

per veder se c’è costrutto

a campare ridacchiando

su chi serve e chi è al comando.

 

Vo’ a gettare la bottiglia

dentro un mar che è una poltiglia…