XXV^
8/12/2014

Non c’è nulla di nuovo in questa bottiglia, nulla che non vada rimuginando e dicendo ormai da troppo tempo, e probabilmente nulla che non pensiamo tutti, ma bisogna pur sfogarsi ogni tanto! …

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Non c’è nulla di nuovo in questa bottiglia, nulla che non vada rimuginando e dicendo ormai da troppo tempo, e probabilmente nulla che non pensiamo tutti, ma bisogna pur sfogarsi ogni tanto! L’argomento del giorno, il piatto forte delle serate televisive, dai talk show agli spettacolini velenosi di Crozza, alle dichiarazioni dei compagni di partito, è il tiro a segno da sinistra sul leader della sinistra. Per un po’ ho riso, anche perché il soggetto Renzi si presta, ma da un certo punto in avanti ho cominciato a provare un fastidio crescente, vuoi per la ripetitività sterile delle invettive e per le critiche prive di idee alternative praticabili, vuoi infine per la gratuità di un tiro al bersaglio ingeneroso, fin troppo facile. E’ un vizio che la sinistra italiana, quella professionale e quella d’intrattenimento, ha da sempre: ne sanno qualcosa i poveri Ochetto e Bersani, colpevoli di aver tentato di aggiornare l’inaggiornabile. Credo che l’errore stia nell’assunto del tutto arbitrario che esista qualche legame ideale tra PCI e PD, semplicemente perché questo legame non esiste se non nella permanenza in carica degli avanzi della vecchia nomenclatura. Esiste solo nella generica affermazione che il PD rappresenta la realtà più rilevante che si collochi a sinistra di Berlusconi, della Meloni o di Salvini. Ed è tutto un ragionamento sbagliato, a mio avviso, perché non basta che sia un po’ a sinistra di Berlusconi o dell’alleato pro tempore Alfano perché ci si possa aspettare che corrisponda all’idea storica di sinistra. A parte il solito pulviscolo velleitario, saccente e ininfluente che si agita attorno al  PD come un tempo attorno al PCI, in Italia un vero grande partito di sinistra non c’è più fin dalla svolta della Bolognina, passaggio tanto doloroso quanto inevitabile che il povero Ochetto si è generosamente e responsabilmente accollato, nel tentativo di evitare una diaspora disastrosa. Il motivo è semplice: perché le persone si lagnano della sparizione della sinistra, e si scoprono suppergiù comunisti, solo quando le cose vanno male. In Italia abbiamo vissuto cinquant’anni di vacche grasse: nessuno è comunista a pancia piena, e anche questo l’ho già detto, lo so. Esserlo per scelta, e non perché costretti dal proprio stato, diventa un’astrazione culturale per intellettuali e sognatori. Persone che ragionano in termini di uomini e di mondo, di futuro, non di domani, di se stessi e di un singolo paese, ma soprattutto  persone che non si sono accorte che il passare degli anni non ha reso obsoleti solo i vecchi calendari. Quindi il PD di oggi è davvero quello di Renzi, che non ha nessuna colpa se non corrisponde all’idea di leader di sinistra classico, e i suoi compagni di partito che gli fanno opposizione, tutti meno l’incolpevole e onesto Bersani, vorrei tanto sapere dov’erano mentre il loro partito cambiava pelle e bandiera una volta all’anno. Chiedo scusa, ma da anarchico sì, però ragionante e consapevole della propria inattualità, vedo questa conflittualità  interna come una rissa da assemblea condominiale, da pianerottolo tra vicini litigiosi. Con Renzi a fare la parte del condomino con il maggior numero di millesimi di proprietà. Millesimi che gli vengono accreditati solo perché è un apprendista laburista, e certo non perché sia un comunista. Come mai non c’è traccia di tentativi seri da parte di chi lo critica di togliergli il trono di sotto? Alcuni non lo fanno perché banalmente non ne sono capaci, altri perché così la figuraccia pensano di farla fare a lui, visto che all’orizzonte non c’è traccia di schiarita, ed è inevitabile che una sinistra vera e coerente finirebbe comunque per perdere, considerato che le braccia hanno smesso da un pezzo di essere una moneta spendibile, sono ormai una moneta fuori corso da tempo che è però anche l’unica di cui la sinistra disponga in abbondanza. Il numero di braccia oggi è diventato un problema, anzi, il problema. A meno che il futuro immaginato e desiderato non sia lo splendido isolamento di una anacronistica imitazione di Cuba o della Corea del Nord, mondi fuori dal mondo e dalla storia. Non so se Renzi ce la farà o meno, non so nemmeno se sia molto in gamba, molto presuntuoso o solo un irresponsabile coraggioso, so però per certo che nessuno dei suoi nemici compagni di partito sa e può fare di meglio: non sono comparsi ieri dal cilindro del mago Silvan, e se non hanno concluso nulla quando s’è visto che le cose cominciavano ad andare male, non vedo come potrebbero riuscirci adesso, che siamo ormai nel guano fino al collo. Sono anche convinto che una sinistra compatibile con i tempi abbia fatto seppuku quando ha tradito, e addirittura ridicolizzato, gli sforzi di Prodi e Bersani, gli ultimi due politici generosi che hanno tentato di coagulare intorno a un progetto quanto si era salvato del sogno comunista e del cattolicesimo progressista. I piccoli avvoltoi di Forza Italia si stanno disputando a morsi le spoglie dell’ormai ex imperatore Silvio Lucignolo; il Grillo Urlante ha dato mandato al proprio ego di sprecare l’unica novità politica degli ultimi anni: i Padani della Lega Nord, approdati con successo anche laddove andavano dicendo che abitassero solo mafiosi e ladroni, sentitamente ringraziano. Però sono troppo stupidamente cattivi ed egoisti per capire quanto suicidali siano le loro idee, ormai tritate dalla Storia, quella con la esse maiuscola. Certo, faranno ancora danni gravi, e nessuno avrà più l’animo di opporcisi, ma quando si fa buio si fa buio per tutti, anche per chi si sente al sicuro soltanto perché ha messo da parte tre candele. Se ne usciremo dovremo accontentarci tutti di molto meno di ciò che siamo abituati ad avere, questa è l’unica cosa sicura. E’ anche vero che si può sempre sperare che io abbia torto marcio. Non sarebbe la prima volta, e vi dirò che lo spero persino io!