XIII^
23/9/2014

Negli ultimi tempi siamo stati bersagliati da una raffica pressoché ininterrotta di annunci di morti e disgrazie; non che prima tutto filasse liscio, no, è solo che questa volta…

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Negli ultimi tempi siamo stati bersagliati da una raffica pressoché ininterrotta di annunci di morti e disgrazie; non che prima tutto filasse liscio, no, è solo che questa volta, stranamente, tutte queste morti si sono trovate a occupare gli spazi della comunicazione con pari rilevanza, persino con avvenimenti di segno opposto, e questo accade molto raramente. L’esempio più eclatante è quello dell’orsa Daniza: il povero bestione era stato addirittura battezzato e trapiantato lì come una sorta di attrattiva turistica, una specie di Orso Yoghi “de noantri”. Quale altro fine aveva questa ennesima e sciocca manipolazione della natura? Ed ecco che la morte dell’innocente orsa si è trovata a condividere la prima pagina di giornali e telegiornali con il giornalista decapitato di turno, con l’ennesima ecatombe di poveri profughi e con l’ischemia del marò Latorre, per non parlare della procreazione assistita. Noi abbiamo un tale diritto a vivere e riprodurci da poter ricorrere a metodi che sconfiggono la natura, e poi neghiamo a un animale quello elementare di difendere i suoi cuccioli per non disturbare i cercatori di funghi? Noi abbiamo alterato e interrotto la normale catena alimentare prevista dalla natura, e non sopportiamo l’idea che la pecora se la mangi il lupo? La nostra mente superiore, malata di una malattia che ci corrode l’anima dalla prima poppata all’ultimo respiro, in quale ordine d’importanza mette il diritto alla vita di ogni essere vivente sulla consunta palla che chiamiamo mondo? A parte la ridicola, balzana pretesa che il pianeta, il suo contenuto e tutte le forme di vita esistenti, siano stati dati a noi “umani” perché ci servissero e ce ne servissimo, come giustifichiamo l’idea che la nostra vita e i nostri averi abbiano maggiore diritto a essere difesi e tutelati rispetto a quelli delle altre specie? I due marò, che l’India detiene non so dire se a buon diritto o meno, ma comunque da troppo tempo, hanno ucciso due pescatori: erano pagati per difendere una nave e quanto essa trasportava, hanno scambiato i due malcapitati per dei pirati e hanno fatto ciò per cui venivano pagati. I fanatici dell’ISIS decapitano, massacrano, stuprano per ragioni che pretendono religiose, e una quantità di obnubilati nostrani da televisione, b-movie e noia esistenziale, corre ad arruolarsi con loro per ammazzare o farsi ammazzare, senza capire che questa è l’unica ragione per cui lo fa. Gli spregevoli Caronte che traghettano a pagamento disperati in fuga considerano queste persone una merce qualsiasi, da filare a mare come un tempo gli schiavi o il carico in caso di tempesta. Di qua dal mare un Salvini , rozzo, inqualificabile e certamente altrettanto spregevole, prospetta soluzioni ciniche da brivido, straparlando di diritto a difendersi: da chi? In Trentino un’orsa si limita a fare l’orsa: difende i suoi piccoli che ritiene minacciati, come farebbe ogni mammina davanti all’asilo nido se qualcuno si avvicinasse al suo cucciolo in carrozzina. Se il malaccorto cercatore di funghi si fosse limitato ad allontanarsi, invece di curiosare troppo da vicino la cucciolata, probabilmente non gli sarebbe accaduto nulla: se il bestione avesse voluto davvero ucciderlo, e non  spaventarlo e allontanarlo come penso, gli sarebbe bastata una zampata seria, altro che graffiarlo! L’orsa o i lupi predano le pecore, il pollame o sa dio che altro? Scusate, ma noi alleviamo pecore e galline per amore o per farne la stessa cosa che ne fanno loro senza passare per i suggerimenti dell’Artusi? Una giovane amica di Pinzolo, persona sensibile e democratica, mi ha parlato di Daniza come se la poveretta avesse violato il “diritto” del cercatore di funghi di girare indisturbato e senza correre rischi per i boschi dei dintorni, pur sapendo dell’esistenza dell’orsa. In base a quale dettato divino il nostro diritto a divertirci deve prevalere sul diritto alla vita, alla difesa dei cuccioli, a cacciare per nutrirsi, di un plantigrado, di un lupo, di un cinghiale? Siamo noi che abbiamo alterato arbitrariamente gli equilibri della natura, prima sterminando e scacciando questi animali dal loro habitat, poi tornando a introdurli a caso qua e là, senza pensare alle loro necessità: moltiplicarsi e cacciare per vivere. Senza pensare che gli uomini considerano e usano ormai boschi e monti come una palestra sotto casa. Animali selvatici come fossero un’“attrattiva turistica”! Nel caso dei poveri cinghiali, per giustificare eroiche battute di caccia complete di carcasse sanguinolente esibite  sul cofano dei fuoristrada, come accade nelle valli appenniniche. All’orsa è stato sparato per ucciderla, perché turbava le quiete gite dei villeggianti, mangiava gli animali dei contadini: era colpevole tanto quanto lo sono i profughi, che per Salvini e i suoi accoliti sono una temibile minaccia per i fedeli della sagra della polenta. C’è spazio per orsi, lupi e cervi nei nostri boschi, e anche per noi: basta riprendere a confrontarsi con la natura e gli altri abitanti del pianeta con rispettosa prudenza. Chi si tuffa in mare non può chiedere lo sterminio di murene, squali, polpi e meduse: è il loro elemento e noi siamo gli intrusi, tenuti al rispetto e alla prudenza. Chi sbarca sulle nostre coste fugge da devastazioni conseguenti a secoli di colonizzazione, dagli interessi delle multinazionali, da guerre combattute con armi che noi vendiamo a chiunque ce le paghi: fugge come fuggiremmo noi, come da millenni gli uomini e gli animali fuggono da morte e miseria, migrano in cerca di cibo, di pace, di tranquillità. Di vita. Coscientemente e dolorosamente affermo che siamo noi i veri predatori, con la nostra compassione offensiva e il nostro disprezzo per i diritti di chiunque reputiamo inferiore o diverso, uomo o animale che sia: è di noi che il mondo deve avere paura. E saremo noi, gli esseri superiori, a morire soli, temuti, odiati, disperati. Qualche orsa, lupo, baco, lucertola  o fringuello se la caverà certamente; qualche uomo respinto e rifiutato, che come altri animali di altre specie saprà ancora convivere con la natura: loro sì, sopravvivranno alla nostra assurda pretesa di essere i signori del pianeta, per grazia ricevuta.